28 novembre 2006

Patricia Urquiola

Ieri sera sono andato alla GAM a vedere una conferenza della Urquiola. Era il terzo e ultimo incontro di un ciclo di conferenze su designer (gli altri erano Andrea Branzi e Gaetano Pesce).
Sono rimasto affascinato da Patricia Urquiola, sia come donna (secondo me molto affascinante) sia professionalmente. Ha raccontato in una maniera assolutamente naturale e spontanea il suo lavoro, il suo approcio alla creatività ed anche un pò la sua vita.
Ha sottolineato quanto nel suo lavoro sia stato importante sia aver incontrato le persone giuste (De Padova, Castiglioni e Magistretti) ma quanto sia altrettanto importante aver saputo lottare per le cose nelle quali credeva. Quanto sia una persona testarda e cocciuta e sappia selezionare i clienti.
Ha detto che bisogna avere la sensibilità di capire se un cliente può fare certe cose con te o no e nel caso contrario è inutile insistere, ma nel caso invece che ti faccia capire che c'è anche solo una possibilità, beh allora diceva che avrebbe fatto di tutto per poter realizzare la sua idea esattamente come l'aveva pensata.
Raccontava della realizzazione della lampada Caboche per Foscarini, il brief del cliente era quello di realizzare una lampada di vetro, lei un giorno in un mercatino dell'usato aveva trovato un bracciale molto kitsch con delle perle finte disposte su più file e fissate tra di loro da un elastico.
Disse al cliente: ma se io vi faccio una lampada di plastica che sembra una lampada fatta di vetro?
Il cliente le rispose, va bene ma non voglio assolutamente che sembri una lampada di plastica! allora la Urquiola fece vedere il bracciale dicendo che voleva fare una lampada così! E nacque così la Caboche.
Un giorno dopo averla realizzata la Urquiola ebbe una visita di amici a casa sua, uno di questi disse vedendo la Caboche appesa al soffitto: Patricia che bella lampada che hai, è in vetro? Aveva fatto centro.
Ecco questo vuol dire insistere, lottare per le proprie idee fare il possibile per realizzarle.

18 novembre 2006

tramonti

Giugno scorso sono stato in Thailandia, mi dicevano che c’era un mare bellissimo, dei tramonti da cartolina...beh che dire sono rimasto deluso. Il mare tranne in alcune piccolissime isole, sembrava quello che c’è a Rimini con quelle spiaggione di sabbia e il mare per nulla limpido e trasparente.
I tramonti, beh quelli ancora peggio, molto slavati, con colori per nulla accesi, insomma deludenti.
Per molte altre cose la Thailandia mi è piaciuta tantissimo, ma forse di questo ne parlerò in un post tutto Thailandese. Per ora godetevi qui sotto un bellissimo tramonto che ho fotografato questa sera a Bordighera, uno di quei tramonti che non tradiscono mai, soprattutto in inverno alle 16.30 puntuali, appaiono ed infuocano il cielo e le nuvole con bellissimi colori.

speculazioni

prendete un gruppo di imprenditori edili, unite qualche milione di euro, un architetto, un ingegnere, uno di luoghi più belli di Bordighera, una scogliera e qualche ruspa.
Tagliate finemente questa scogliera come se fosse marmo di Carrara, distruggete irrimediabilmente questo angolo bellissimo di Liguria, costruite un orrido palazzotto finto libertycolonialbelleepoque e avete ottenuto magicamente una moltiplicazione dei milioni di euro usati precedentemente, vendendo i piccoli appartamentini con bagno cieco e stanze ridotte all'osso ma finite con "materiali di pregio", marmo e wengé e una splendida vista sull'unica cosa che nessun può ricreare: il mare.



Povere vittime ignare che pagheranno questi piccoli bi e tri locali qualche centinaia di miliaia di euro senza neppure poter mai fare il bagno nello specchio di mare sottostante in quanto dotato di una spiaggia non proprio di sabbia fine e nemmeno di piccoli ciottoli.....a meno che non provvederanno a modificare anche quella sul modello maldive o mauritius.
Ah dimenticavo! Complimenti per il progetto! Ma si sa l’estetica è una cosa relativa.


14 novembre 2006

IPOCRISIA

Lo faccio, o non lo faccio? Lo faccio o non lo faccio? Ci sto pensando da ieri sera quando sono andato ad una conferenza di Gaetano Pesce, quando tra tante facce più o meno conosciute ne ho vista una davanti a me, un mio collega con la barbetta ispida, i capelli ricci, gli occhi piccoli e vicini, che come è solito fare a questi appuntamenti, si aggirava alla ricerca di un persona che poteva esergli utile per il suo lavoro, un contatto importante, un altra faccia da culo come lui, forse è per questo motivo che i suoi occhi sono programmati per salutare solo i suoi simili o solo le persone che gli possono essere utili, forse è per questo che quando è passato davanti a me ad un metro da me e i suoi occhi piccoli e ravvicinati hanno incrociato i miei ed io spontaneamente l'ho salutato con un: "heilà" alzando la mano in segno di "amicizia" lui mi ha ignorato. Forse i suoi occhi guardavano già oltre, verso una persona che avrebbe potuto fargli fare il salto di qualità, quel salto che evidentemente con le sue sole forze e con la sua creatività non potrà mai fare.
Ti disprezzo, ma non lo faccio, non dico chi sei, non lo dico?

10 novembre 2006

solesolesole

eccomi qui, ho spolverato via un pò di tristezza, aiutato da questa bellissima giornata di sole! è l'estate di San Martino un bel cielo azzurro, temperatura abbastanza mite, i colori della città più vivi, i contrasti più netti, sono queste le giornate in cui anche Torino può sembrare una città del mare. Torino in fermento in questi giorni, Artissima al lingotto, dove guardando le opere esposte ho avuto la certezza che l'arte contemporanea è sempre meno pittura e sempre più installazione, sperimentazione, provocazione, a volte anche oltraggio. Si sperimentano tecniche nuove, video, fotografia, materiali innovativi, insomma l'arte vive! (almeno mi pare).
Poi c'era club to club il vestival internazionale di musiche e arti elettroniche. Ci sono state alcune performance molto interessanti, molta gente strana e a tratti simpatica, insomma un pò di colore che si aggiunge in questa tela di novembre torinese.
Ancora eventi, il film festival, ed ancora gente, piccole code, intellettuali con le barbe e gli occhialini sul naso, presunti attori e presunti registi e ancora, ancora.
Alla faccia di chi dice che a Torino non c'è mai niente......

07 novembre 2006

1917-2006

te ne sei andato, per paura di disturbare, ci hai lasciati con stupore, la tristezza pervade le nostre menti, ma tu resti sempre dentro di noi.
Se faccio questo bellissimo mestiere lo devo un pò anche a te.
grazie nonno.

02 novembre 2006

un premio per i giovani architetti

...architettura giovane? giovani architetti, giovani creativi, giovani designer, ma per quanto potremmo dirlo ancora? un concorso prevedeva entro i 40 ma forse a 40 anni si è già vecchi e a 50 o 60 ancora giovani....chi lo sa. Nel nostro mestiere è la testa che conta. Non siamo degli sportivi, degli operai o muratori che ad una certa età dimostramo i segni del tempo, noi architetti per fortuna dobbiamo solo tenere allenato il nostro cervello per rimanere giovani e "atletici".
In teoria basterebbe poco, in pratica molti non lo fanno. E' drammatico ma molti architetti non conoscono l'architettura, tanti non leggono le riviste di architettura, non vanno ad una mostra, ne tantomeno fanno dei viaggi per vedere altre architetture, per confrontarsi, per vedere cosa fanno gli altri al di fuori dei "mattoni faccia a vista" che possono vedere fuori dalle loro finestre.
Per fare l'architetto bisogna nutrire il cervello e gli occhi, per fare l'architetto bisogna aggiornarsi, per fare l'architetto bisogna vedere cosa fanno gli altri professionisti altrove nel mondo in modo da poter insegnare ai nostri clienti la differenza tra fare architettura ed semplice edilizia.
Non accetto più certe risposte dai miei colleghi: il cliente non ha soldi, il cliente voleva quello, il cliente di qua il cliente di la! Il cliente è quello che noi sappiamo fare di lui, il cliente si affida a noi e si fida di noi, sta a noi cercare di fargli spendere la cifra che ha a disposizione cercando di fargli quancosa di bello, sta a noi capirlo a capire come vive, cercare di fare la sua casa interpretando le sue abitudini i suoi gusti le sue esigenze. E' forse questa la parte più bella del nostro mestiere, i vincoli che vengono posti di volta in volta.
Sarebbe facile fare delle architetture bellissime avendo budget illimitati (anche se non è così facile) ma è ancor più bello farle con budget definiti e magari anche un pò limitati, adoperando materiali più poveri e meno standard.
Insomma io credo che non ci siano scuse, tutto si può fare. Tutto!
Ma se non conosciamo noi, come facciamo a insegnare ai clienti???

Scusate lo sfogo, ma è venuto fuori dal cuore quando ho visto i risultati del concorso di cui parlavo prima. Un concorso per giovani architetti (sotto i 40 anni) dove l'unico progetto degno di questo nome era un progetto di un gruppo di architetti che si chiama Kuadra, che viene da Cuneo e non da Londra, e che ha usato per la copertura della facciata delle semplicissime catene comprate dal ferramenta. Bravi!

Spero di avere al più presto delle immagini per farvele vedere.