L'altro giorno all'ora di pranzo mi suonano il citofono. Pensavo fossero le solite pubblicità in buca, invece mi risponde una persona con tono severo dicendomi che era dell'agenzia dell'entrate e che sarei dovuto scendere.
Di colpo mi balenano mille pensieri: avrò dimenticato di pagare qualcosa, l'IVA? le tasse? l'inarcassa? l'ordine degli architetti? la bolletta della luce? quella del telefono? quella multa che avevo preso qualche tempo fa? il panettiere? l'affitto?....no...avevo pagato tutto, si saranno sbagliati allora!
E invece no! non avevo pagato il: canone RAI!!!!!!!
Abito in questa nuova casa da un paio d'anni, e circa un anno fa mi arriva il bollettino del canone RAI da pagare. Mi ero rifiutato, ho sempre trovato ingiusto pagare questo canone, per svariati motivi che non vi sto ad elencare (ma se volete lo farò) sarei disposto anche a eliminare la televisione (la guarderò mezz'ora al giorno) sostituendola con un monitor per vedere i film in dvd.
Bene il signore (un omone dall'aria molto truce) si presenta con un tesserino che mi fa vedere in maniera fugace, mi mostra poi un foglio con scritto il mio nome e con vicino un numerino che secondo lui voleva dire che io sono in possesso di un televisore. Mi dice: facciamo finta di niente, facciamo finta che lei l'ha comprato ieri il televisore, mi pagherà il canone da oggi in poi.
Io gli spiego che non ho il televisore e che non mi interessa averlo. Lui mi assale dicendomi che se non pago entro 60 gg. dovrò spiegare questa cosa all'autorità competente.
Mi spiega inoltre che in ogni caso anche se avessi solo un monitor o un computer dovrei ugualmente pagare il canone.
Un computer?????????????? Si, mi dice lui, perchè con un computer io potrei collegandomi ad internet vedere la televisione, o scaricare dei contenuti video!!!! Io dico che a casa non ho neppure il telefono ed internet! Mi risponde che posso farlo benissimo con il cellulare!! Mi ribadisce ancora che anche se avessi un monitor e vedo i DVD devo pagare il canone RAI!!!! e mi mostra la legge dove (chiaramente una legge al passo coi tempi) è scritto che se un utente avesse un videoregistratore per vedere le videocassette deve pagare il canone........Insomma deduco a questo punto che essendo nato e vivente sul territorio nazionale devo per forza pagare il canone per evitare di essere considerato un ladro!!
Bene allora chiamatemi ladro sono in attesa dell'autorità competente che magari davanti ad un computer nel suo ufficio mi dirà di pagare il canone........un computer??????
21 dicembre 2006
19 dicembre 2006
piccolo piccolo, grande grande
stavo pensando ad una cosa....immerso dalle offerte natalizie dei vari negozi di elettronica e simili.
Pensavo che oggi giorno sei uno sfigato se hai una cosa grande il giusto, avete presente la giusta via di mezzo? il giusto compromesso? Beh non esiste più. Non esiste più in nessun ambito, nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, negli affetti......insomma, ho c'è troppo o non c'è nulla.
E così se hai l'I-pod nano, il telefono ultrasottile, il mini navigatore satellitare, la micro camera, la mini scheda di memoria....insomma, se hai il micro sei un figo e così sei un figo se hai qualcosa di macro, sei un figo con il SUV e anche se hai una super fotocamera digitale reflex super acessoriata o un telefonino magari un pò ingombrante ma che prende anche i canali TV, sei un figo se hai un cane che sembra un cavallo e se hai una super casa con tante stanze che non hai neppure il tempo di usarle tutte, e sei figo anche se hai un plasma da 60".
Se possiedi invece una normale tv da 14" sei un barbone, come pure se hai un'utilitaria, ma diventi subito figo se hai una smart....insomma o micro o macro, le vie di mezzo sono da barbone.
Buon Natale a tutti.
Pensavo che oggi giorno sei uno sfigato se hai una cosa grande il giusto, avete presente la giusta via di mezzo? il giusto compromesso? Beh non esiste più. Non esiste più in nessun ambito, nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, negli affetti......insomma, ho c'è troppo o non c'è nulla.
E così se hai l'I-pod nano, il telefono ultrasottile, il mini navigatore satellitare, la micro camera, la mini scheda di memoria....insomma, se hai il micro sei un figo e così sei un figo se hai qualcosa di macro, sei un figo con il SUV e anche se hai una super fotocamera digitale reflex super acessoriata o un telefonino magari un pò ingombrante ma che prende anche i canali TV, sei un figo se hai un cane che sembra un cavallo e se hai una super casa con tante stanze che non hai neppure il tempo di usarle tutte, e sei figo anche se hai un plasma da 60".
Se possiedi invece una normale tv da 14" sei un barbone, come pure se hai un'utilitaria, ma diventi subito figo se hai una smart....insomma o micro o macro, le vie di mezzo sono da barbone.
Buon Natale a tutti.
28 novembre 2006
Patricia Urquiola
Ieri sera sono andato alla GAM a vedere una conferenza della Urquiola. Era il terzo e ultimo incontro di un ciclo di conferenze su designer (gli altri erano Andrea Branzi e Gaetano Pesce).
Sono rimasto affascinato da Patricia Urquiola, sia come donna (secondo me molto affascinante) sia professionalmente. Ha raccontato in una maniera assolutamente naturale e spontanea il suo lavoro, il suo approcio alla creatività ed anche un pò la sua vita.
Ha sottolineato quanto nel suo lavoro sia stato importante sia aver incontrato le persone giuste (De Padova, Castiglioni e Magistretti) ma quanto sia altrettanto importante aver saputo lottare per le cose nelle quali credeva. Quanto sia una persona testarda e cocciuta e sappia selezionare i clienti.
Ha detto che bisogna avere la sensibilità di capire se un cliente può fare certe cose con te o no e nel caso contrario è inutile insistere, ma nel caso invece che ti faccia capire che c'è anche solo una possibilità, beh allora diceva che avrebbe fatto di tutto per poter realizzare la sua idea esattamente come l'aveva pensata.
Raccontava della realizzazione della lampada Caboche per Foscarini, il brief del cliente era quello di realizzare una lampada di vetro, lei un giorno in un mercatino dell'usato aveva trovato un bracciale molto kitsch con delle perle finte disposte su più file e fissate tra di loro da un elastico.
Disse al cliente: ma se io vi faccio una lampada di plastica che sembra una lampada fatta di vetro?
Il cliente le rispose, va bene ma non voglio assolutamente che sembri una lampada di plastica! allora la Urquiola fece vedere il bracciale dicendo che voleva fare una lampada così! E nacque così la Caboche.
Un giorno dopo averla realizzata la Urquiola ebbe una visita di amici a casa sua, uno di questi disse vedendo la Caboche appesa al soffitto: Patricia che bella lampada che hai, è in vetro? Aveva fatto centro.
Ecco questo vuol dire insistere, lottare per le proprie idee fare il possibile per realizzarle.
Sono rimasto affascinato da Patricia Urquiola, sia come donna (secondo me molto affascinante) sia professionalmente. Ha raccontato in una maniera assolutamente naturale e spontanea il suo lavoro, il suo approcio alla creatività ed anche un pò la sua vita.
Ha sottolineato quanto nel suo lavoro sia stato importante sia aver incontrato le persone giuste (De Padova, Castiglioni e Magistretti) ma quanto sia altrettanto importante aver saputo lottare per le cose nelle quali credeva. Quanto sia una persona testarda e cocciuta e sappia selezionare i clienti.
Ha detto che bisogna avere la sensibilità di capire se un cliente può fare certe cose con te o no e nel caso contrario è inutile insistere, ma nel caso invece che ti faccia capire che c'è anche solo una possibilità, beh allora diceva che avrebbe fatto di tutto per poter realizzare la sua idea esattamente come l'aveva pensata.
Raccontava della realizzazione della lampada Caboche per Foscarini, il brief del cliente era quello di realizzare una lampada di vetro, lei un giorno in un mercatino dell'usato aveva trovato un bracciale molto kitsch con delle perle finte disposte su più file e fissate tra di loro da un elastico.
Disse al cliente: ma se io vi faccio una lampada di plastica che sembra una lampada fatta di vetro?
Il cliente le rispose, va bene ma non voglio assolutamente che sembri una lampada di plastica! allora la Urquiola fece vedere il bracciale dicendo che voleva fare una lampada così! E nacque così la Caboche.
Un giorno dopo averla realizzata la Urquiola ebbe una visita di amici a casa sua, uno di questi disse vedendo la Caboche appesa al soffitto: Patricia che bella lampada che hai, è in vetro? Aveva fatto centro.
Ecco questo vuol dire insistere, lottare per le proprie idee fare il possibile per realizzarle.
18 novembre 2006
tramonti
Giugno scorso sono stato in Thailandia, mi dicevano che c’era un mare bellissimo, dei tramonti da cartolina...beh che dire sono rimasto deluso. Il mare tranne in alcune piccolissime isole, sembrava quello che c’è a Rimini con quelle spiaggione di sabbia e il mare per nulla limpido e trasparente.
I tramonti, beh quelli ancora peggio, molto slavati, con colori per nulla accesi, insomma deludenti.
Per molte altre cose la Thailandia mi è piaciuta tantissimo, ma forse di questo ne parlerò in un post tutto Thailandese. Per ora godetevi qui sotto un bellissimo tramonto che ho fotografato questa sera a Bordighera, uno di quei tramonti che non tradiscono mai, soprattutto in inverno alle 16.30 puntuali, appaiono ed infuocano il cielo e le nuvole con bellissimi colori.
I tramonti, beh quelli ancora peggio, molto slavati, con colori per nulla accesi, insomma deludenti.
Per molte altre cose la Thailandia mi è piaciuta tantissimo, ma forse di questo ne parlerò in un post tutto Thailandese. Per ora godetevi qui sotto un bellissimo tramonto che ho fotografato questa sera a Bordighera, uno di quei tramonti che non tradiscono mai, soprattutto in inverno alle 16.30 puntuali, appaiono ed infuocano il cielo e le nuvole con bellissimi colori.
speculazioni
prendete un gruppo di imprenditori edili, unite qualche milione di euro, un architetto, un ingegnere, uno di luoghi più belli di Bordighera, una scogliera e qualche ruspa.
Tagliate finemente questa scogliera come se fosse marmo di Carrara, distruggete irrimediabilmente questo angolo bellissimo di Liguria, costruite un orrido palazzotto finto libertycolonialbelleepoque e avete ottenuto magicamente una moltiplicazione dei milioni di euro usati precedentemente, vendendo i piccoli appartamentini con bagno cieco e stanze ridotte all'osso ma finite con "materiali di pregio", marmo e wengé e una splendida vista sull'unica cosa che nessun può ricreare: il mare.
Tagliate finemente questa scogliera come se fosse marmo di Carrara, distruggete irrimediabilmente questo angolo bellissimo di Liguria, costruite un orrido palazzotto finto libertycolonialbelleepoque e avete ottenuto magicamente una moltiplicazione dei milioni di euro usati precedentemente, vendendo i piccoli appartamentini con bagno cieco e stanze ridotte all'osso ma finite con "materiali di pregio", marmo e wengé e una splendida vista sull'unica cosa che nessun può ricreare: il mare.
Povere vittime ignare che pagheranno questi piccoli bi e tri locali qualche centinaia di miliaia di euro senza neppure poter mai fare il bagno nello specchio di mare sottostante in quanto dotato di una spiaggia non proprio di sabbia fine e nemmeno di piccoli ciottoli.....a meno che non provvederanno a modificare anche quella sul modello maldive o mauritius.
Ah dimenticavo! Complimenti per il progetto! Ma si sa l’estetica è una cosa relativa.
14 novembre 2006
IPOCRISIA
Lo faccio, o non lo faccio? Lo faccio o non lo faccio? Ci sto pensando da ieri sera quando sono andato ad una conferenza di Gaetano Pesce, quando tra tante facce più o meno conosciute ne ho vista una davanti a me, un mio collega con la barbetta ispida, i capelli ricci, gli occhi piccoli e vicini, che come è solito fare a questi appuntamenti, si aggirava alla ricerca di un persona che poteva esergli utile per il suo lavoro, un contatto importante, un altra faccia da culo come lui, forse è per questo motivo che i suoi occhi sono programmati per salutare solo i suoi simili o solo le persone che gli possono essere utili, forse è per questo che quando è passato davanti a me ad un metro da me e i suoi occhi piccoli e ravvicinati hanno incrociato i miei ed io spontaneamente l'ho salutato con un: "heilà" alzando la mano in segno di "amicizia" lui mi ha ignorato. Forse i suoi occhi guardavano già oltre, verso una persona che avrebbe potuto fargli fare il salto di qualità, quel salto che evidentemente con le sue sole forze e con la sua creatività non potrà mai fare.
Ti disprezzo, ma non lo faccio, non dico chi sei, non lo dico?
Ti disprezzo, ma non lo faccio, non dico chi sei, non lo dico?
10 novembre 2006
solesolesole
eccomi qui, ho spolverato via un pò di tristezza, aiutato da questa bellissima giornata di sole! è l'estate di San Martino un bel cielo azzurro, temperatura abbastanza mite, i colori della città più vivi, i contrasti più netti, sono queste le giornate in cui anche Torino può sembrare una città del mare. Torino in fermento in questi giorni, Artissima al lingotto, dove guardando le opere esposte ho avuto la certezza che l'arte contemporanea è sempre meno pittura e sempre più installazione, sperimentazione, provocazione, a volte anche oltraggio. Si sperimentano tecniche nuove, video, fotografia, materiali innovativi, insomma l'arte vive! (almeno mi pare).
Poi c'era club to club il vestival internazionale di musiche e arti elettroniche. Ci sono state alcune performance molto interessanti, molta gente strana e a tratti simpatica, insomma un pò di colore che si aggiunge in questa tela di novembre torinese.
Ancora eventi, il film festival, ed ancora gente, piccole code, intellettuali con le barbe e gli occhialini sul naso, presunti attori e presunti registi e ancora, ancora.
Alla faccia di chi dice che a Torino non c'è mai niente......
Poi c'era club to club il vestival internazionale di musiche e arti elettroniche. Ci sono state alcune performance molto interessanti, molta gente strana e a tratti simpatica, insomma un pò di colore che si aggiunge in questa tela di novembre torinese.
Ancora eventi, il film festival, ed ancora gente, piccole code, intellettuali con le barbe e gli occhialini sul naso, presunti attori e presunti registi e ancora, ancora.
Alla faccia di chi dice che a Torino non c'è mai niente......
07 novembre 2006
1917-2006
te ne sei andato, per paura di disturbare, ci hai lasciati con stupore, la tristezza pervade le nostre menti, ma tu resti sempre dentro di noi.
Se faccio questo bellissimo mestiere lo devo un pò anche a te.
grazie nonno.
Se faccio questo bellissimo mestiere lo devo un pò anche a te.
grazie nonno.
02 novembre 2006
un premio per i giovani architetti
...architettura giovane? giovani architetti, giovani creativi, giovani designer, ma per quanto potremmo dirlo ancora? un concorso prevedeva entro i 40 ma forse a 40 anni si è già vecchi e a 50 o 60 ancora giovani....chi lo sa. Nel nostro mestiere è la testa che conta. Non siamo degli sportivi, degli operai o muratori che ad una certa età dimostramo i segni del tempo, noi architetti per fortuna dobbiamo solo tenere allenato il nostro cervello per rimanere giovani e "atletici".
In teoria basterebbe poco, in pratica molti non lo fanno. E' drammatico ma molti architetti non conoscono l'architettura, tanti non leggono le riviste di architettura, non vanno ad una mostra, ne tantomeno fanno dei viaggi per vedere altre architetture, per confrontarsi, per vedere cosa fanno gli altri al di fuori dei "mattoni faccia a vista" che possono vedere fuori dalle loro finestre.
Per fare l'architetto bisogna nutrire il cervello e gli occhi, per fare l'architetto bisogna aggiornarsi, per fare l'architetto bisogna vedere cosa fanno gli altri professionisti altrove nel mondo in modo da poter insegnare ai nostri clienti la differenza tra fare architettura ed semplice edilizia.
Non accetto più certe risposte dai miei colleghi: il cliente non ha soldi, il cliente voleva quello, il cliente di qua il cliente di la! Il cliente è quello che noi sappiamo fare di lui, il cliente si affida a noi e si fida di noi, sta a noi cercare di fargli spendere la cifra che ha a disposizione cercando di fargli quancosa di bello, sta a noi capirlo a capire come vive, cercare di fare la sua casa interpretando le sue abitudini i suoi gusti le sue esigenze. E' forse questa la parte più bella del nostro mestiere, i vincoli che vengono posti di volta in volta.
Sarebbe facile fare delle architetture bellissime avendo budget illimitati (anche se non è così facile) ma è ancor più bello farle con budget definiti e magari anche un pò limitati, adoperando materiali più poveri e meno standard.
Insomma io credo che non ci siano scuse, tutto si può fare. Tutto!
Ma se non conosciamo noi, come facciamo a insegnare ai clienti???
Scusate lo sfogo, ma è venuto fuori dal cuore quando ho visto i risultati del concorso di cui parlavo prima. Un concorso per giovani architetti (sotto i 40 anni) dove l'unico progetto degno di questo nome era un progetto di un gruppo di architetti che si chiama Kuadra, che viene da Cuneo e non da Londra, e che ha usato per la copertura della facciata delle semplicissime catene comprate dal ferramenta. Bravi!
Spero di avere al più presto delle immagini per farvele vedere.
In teoria basterebbe poco, in pratica molti non lo fanno. E' drammatico ma molti architetti non conoscono l'architettura, tanti non leggono le riviste di architettura, non vanno ad una mostra, ne tantomeno fanno dei viaggi per vedere altre architetture, per confrontarsi, per vedere cosa fanno gli altri al di fuori dei "mattoni faccia a vista" che possono vedere fuori dalle loro finestre.
Per fare l'architetto bisogna nutrire il cervello e gli occhi, per fare l'architetto bisogna aggiornarsi, per fare l'architetto bisogna vedere cosa fanno gli altri professionisti altrove nel mondo in modo da poter insegnare ai nostri clienti la differenza tra fare architettura ed semplice edilizia.
Non accetto più certe risposte dai miei colleghi: il cliente non ha soldi, il cliente voleva quello, il cliente di qua il cliente di la! Il cliente è quello che noi sappiamo fare di lui, il cliente si affida a noi e si fida di noi, sta a noi cercare di fargli spendere la cifra che ha a disposizione cercando di fargli quancosa di bello, sta a noi capirlo a capire come vive, cercare di fare la sua casa interpretando le sue abitudini i suoi gusti le sue esigenze. E' forse questa la parte più bella del nostro mestiere, i vincoli che vengono posti di volta in volta.
Sarebbe facile fare delle architetture bellissime avendo budget illimitati (anche se non è così facile) ma è ancor più bello farle con budget definiti e magari anche un pò limitati, adoperando materiali più poveri e meno standard.
Insomma io credo che non ci siano scuse, tutto si può fare. Tutto!
Ma se non conosciamo noi, come facciamo a insegnare ai clienti???
Scusate lo sfogo, ma è venuto fuori dal cuore quando ho visto i risultati del concorso di cui parlavo prima. Un concorso per giovani architetti (sotto i 40 anni) dove l'unico progetto degno di questo nome era un progetto di un gruppo di architetti che si chiama Kuadra, che viene da Cuneo e non da Londra, e che ha usato per la copertura della facciata delle semplicissime catene comprate dal ferramenta. Bravi!
Spero di avere al più presto delle immagini per farvele vedere.
26 ottobre 2006
La tartaruga che se ne va.........
Speravo che il prossimo post potesse essere più allegro dei precedenti ma purtroppo oggi ho appreso come tutti voi che se ne è andato un altro grande uomo: Bruno Lauzi.
Sarà per la sua genovesità, sarà per il suo essere sempre contro alla massa, sarà per il suo mugugnare con il sorriso sulle labbra, ma quell'ometto pieno di riccioli bianchi sulla testa, lo sentivo da sempre molto vicino e mi piaceva in particolar modo quell'umorismo spesso tagliente ma sempre sincero.
Così sentendo alla radio la sua canzone forse meno impegnata, la tartaruga, mi sono balzati in mente mille ricordi, come le merende del pomeriggio dalla nonna (che buono il pane e pomodoro!) e i cartoni animati del pomeriggio, goldrake e gli altri....
Il potere della musica.
Sarà per la sua genovesità, sarà per il suo essere sempre contro alla massa, sarà per il suo mugugnare con il sorriso sulle labbra, ma quell'ometto pieno di riccioli bianchi sulla testa, lo sentivo da sempre molto vicino e mi piaceva in particolar modo quell'umorismo spesso tagliente ma sempre sincero.
Così sentendo alla radio la sua canzone forse meno impegnata, la tartaruga, mi sono balzati in mente mille ricordi, come le merende del pomeriggio dalla nonna (che buono il pane e pomodoro!) e i cartoni animati del pomeriggio, goldrake e gli altri....
Il potere della musica.
24 ottobre 2006
FFWD avanti veloce
L'altra sera sono andato a vedere un film: Cambia la tua vita con un click, volevo andare a vedere un film spensierato, uno di quelli che ti siedi e dimentichi tutto il mondo che sta fuori, dove non ci sono morti, i problemi e neppure la politica. Invece con mio grande stupore e dopo alcune clamorose risate, mi sono ritrovato tutto di un colpo pervaso da una tristezza pazzesca!! Forse è il periodo (leggi post precedente) ma mi sembrava di essere diventato di colpo per molti versi il personaggio del film.
Diciamo non esattamente uguale, ma l'idea era quella. Non so se avete visto il film, in ogni caso lui è un architetto alle prime armi che è disposto a tutto pur assumere un ruolo importante all'interno dello studio di architettura e per far questo trascura la moglie e i figli, i rapporti con il mondo e soprattutto se stesso,strafogandosi di dolcetti e di ogni altra cosa. Ad un certo punto acquista per caso un telecomando universale che ha il potere di cambiare tutto nella sua vita, come un vero telecomando fa con la televisione. Praticamente la sua vita diventa un DVD e lui può andare avanti e indietro da un capitolo all'altro passando dal suo passato al suo futuro. (attenzione se proseguite potete quasi sapere come finisce il film)
(suppongo che avete deciso di continuare).....A questo punto lui incasinato per la consegna di un progetto che gli frutterebbe la promozione, fa andare avanti la sua vita, passando in modalità veloce tutti i momenti "impegnativi" della vita: le litigate con la moglie, i problemi dei figli, le cene con i suoceri e anche i momenti di intimità con la moglie che giustamente lei non voleva si risolvessero con una sveltina, ma con dei prima e pure dei dopo.....avanti veloce....avanti...avanti...avanti...avantiiiiiiiiii!!!!...dritti, dritti, verso la promozione. Ma ad un certo punto si rende conto che andando così veloce senza rendersene conto, si è ritrovato grasso, più anziano, senza più la moglie che nel frattempo si è messa con l'orrendo maestro di nuoto del figlio, la figlia era diventata vamp e il padre nel frattempo era morto......insomma un disastro!!! Ma in compenso era riuscito a diventare partner del titolare dello studio.
La sua vita era però ormai compromessa dopo il 3 infarto e i 200 chili si è ritrovato solo e pentito e avrebbe voluto eliminare il telecomando che gli aveva cambiato la vita ma inutilmente! il telecomando era diventato parte della sua vita del suo modo di pensare cinico e arrivista.
Insomma il film non ve lo racconto fino in fondo anche perchè forse vi sarete già stancati di leggere, ma tutto ciò mi ha fatto ripercorrere i pensieri di pochi giorni prima sulla velocità della nostra vita e sulla facilità di perdere il contatto con la realtà.
Che sia chiaro io non sono ciccione, non trascuro la famiglia, ne tanto meno chi mi sta vicino, non ancora almeno, ma come dire i primi sintomi iniziano ad esserci. eh eh.......
Insomma bisogna stare molto attenti, bisogna "sforzarsi" di rispettare i valori etici della vita e non perdere mai e poi mai il contatto con la realtà.
Perchè nella vita non esiste il tasto rewind e quel che si perde si perde per sempre.
Diciamo non esattamente uguale, ma l'idea era quella. Non so se avete visto il film, in ogni caso lui è un architetto alle prime armi che è disposto a tutto pur assumere un ruolo importante all'interno dello studio di architettura e per far questo trascura la moglie e i figli, i rapporti con il mondo e soprattutto se stesso,strafogandosi di dolcetti e di ogni altra cosa. Ad un certo punto acquista per caso un telecomando universale che ha il potere di cambiare tutto nella sua vita, come un vero telecomando fa con la televisione. Praticamente la sua vita diventa un DVD e lui può andare avanti e indietro da un capitolo all'altro passando dal suo passato al suo futuro. (attenzione se proseguite potete quasi sapere come finisce il film)
(suppongo che avete deciso di continuare).....A questo punto lui incasinato per la consegna di un progetto che gli frutterebbe la promozione, fa andare avanti la sua vita, passando in modalità veloce tutti i momenti "impegnativi" della vita: le litigate con la moglie, i problemi dei figli, le cene con i suoceri e anche i momenti di intimità con la moglie che giustamente lei non voleva si risolvessero con una sveltina, ma con dei prima e pure dei dopo.....avanti veloce....avanti...avanti...avanti...avantiiiiiiiiii!!!!...dritti, dritti, verso la promozione. Ma ad un certo punto si rende conto che andando così veloce senza rendersene conto, si è ritrovato grasso, più anziano, senza più la moglie che nel frattempo si è messa con l'orrendo maestro di nuoto del figlio, la figlia era diventata vamp e il padre nel frattempo era morto......insomma un disastro!!! Ma in compenso era riuscito a diventare partner del titolare dello studio.
La sua vita era però ormai compromessa dopo il 3 infarto e i 200 chili si è ritrovato solo e pentito e avrebbe voluto eliminare il telecomando che gli aveva cambiato la vita ma inutilmente! il telecomando era diventato parte della sua vita del suo modo di pensare cinico e arrivista.
Insomma il film non ve lo racconto fino in fondo anche perchè forse vi sarete già stancati di leggere, ma tutto ciò mi ha fatto ripercorrere i pensieri di pochi giorni prima sulla velocità della nostra vita e sulla facilità di perdere il contatto con la realtà.
Che sia chiaro io non sono ciccione, non trascuro la famiglia, ne tanto meno chi mi sta vicino, non ancora almeno, ma come dire i primi sintomi iniziano ad esserci. eh eh.......
Insomma bisogna stare molto attenti, bisogna "sforzarsi" di rispettare i valori etici della vita e non perdere mai e poi mai il contatto con la realtà.
Perchè nella vita non esiste il tasto rewind e quel che si perde si perde per sempre.
13 ottobre 2006
1500BPM
oggi trafficavo con Itunes, e mi sono accorto che si possono mettere le canzoni in ordine per battute al minuto, mentre facevo questo, mi sono reso conto che oggi è già venerdì e che è passata un'altra settimana della mia vita....a quante battute al minuto corre la nostra vita? è incredibile! scorre come se fosse una musica tecno, ma di quelle veramente incalzanti, un ritmo vorticoso, pieno di forti bassi che pompano e così scorrono gli avvenimenti, i lavori da fare, gli impegni, le gioie, gli affetti, le esperienze, le emozioni, le rabbie, i problemi, i colori, le luci, i bui, le nuvole e il sole, le piogge, la neve, il caldo torrido, i fiori, i baci, i capelli, gli amici, le mode, il sudore, i brividi, la musica, i software, le case, le serate, le bevute, le risate, le cazzate, la frutta, i quadri, i film....e ancora ancora, come un video che corre, corre, corre.........ho voglia di fermarmi un attimo.
04 ottobre 2006
TGV Torino-Parigi
strana gente quella dei treni veloci, è la gente dei week end d'amore, la gente degli affari, i turisti.....mi diverto a fantasticare fantasie impossibili sulla vita della gente, guardando signori distinti, in giacca e cravatta, con immancabile blackberry e la dipendenza da e-mail, o altri invece più artisti e un pò trasandati che sembrano usciti da un film di Truffaut, o signore sulla cinquantina che esibiscono piccole parti del loro corpo con una sensualità da fare impallidire qualunque ventenne, ragazzi che vanno non si sa dove ma ci vanno con il loro I-pod nelle orecchie e poi i patiti della tecnologia con i pc portatili o con i DVD portatili e poi ancora signori anziani che ricordano i viaggiatori d'altri tempi e ancora turisti giapponesi, intellettuali, preti, assicuratori, e ancora e ancora, potrei continuare per ore, strana gente quella che si incontra sui treni veloci, strana ma affascinante...
televisione
30 settembre 2006
il pescatore
Tanti anni fa, più o meno 20, passavo ore e ore sul molo a pescare, guardavo l'orizzonte, il mare e quel filo trasparente che si perdeva laggiù in fondo, e sognavo. Sognavo di prendere uno di quei pesci che ti sfiancano nel portarli a riva, di quelli che devi prenderli con il retino da quanto sono grossi, di lottare con il pesce fino a quando non fossi riuscito ad averlo nel secchio...sognavo sognavo, sogni di un ragazzo, che rincorre il pesce grande, che sa che è da qualche parte, laggiù in fondo in fondo dove finisce il filo trasparente.....
28 settembre 2006
Huîtres
22 settembre 2006
Il paese delle baite...
Torino, ai piedi delle montagne, ma chi l'avrebbe detto di vedere tutte queste baite, casette, capanne o simili, in mezzo alle piazze, a fianco agli edifici, nei punti più disparati...
L'altra sera sono stato alla Fondazione Sandretto Rebaudengo, che è una delle architetture meglio riuscite a Torino, con la sua semplicità quasi imbarazzante che nasconde un uso sapiente dei materiali e degli spazi. Molto belli gli interni, il bar, ma anche gli esterni finiti in pietra leccese e il cedro, usato per gli elementi lignei...insomma un piccolo gioiello immerso in una zona di torino che è in pieno sviluppo.
In questo paesaggio sublime mi sveglio bruscamente non appena giro intorno alla grande vela che conduce all'ingresso e scopro con mio grande stupore e con un pelo di rabbia, un orrendo dehor, che dovrebbe essere l'ideale prosecuzione di quello interno.
Lo vedete nella foto, mi chiedo io come fa la signora proprietaria della omonima fondazione ad aver accettato un simile non sense?
Vorrei capirlo.
Un dehor così non lo regalano, per comprare un dehor così insulso e mettere tutti quegli orrendi vasetti appesi, si sarenno spesi un bel pò di migliaia di euro!!!!
Non evrebbe avuto più senso (e questo è un suggerimento) fare una specie di concorso tra giovani architetti e designer, per fare un dehor, imponendo magari un budget e magari ripetere la cosa di anno in anno partendo da una struttura di base? Secondo me qualunque proposta sarebbe stata più bella di quella esistente.
IO NO!
di Claudio Silvestrin
DISASTRO
Sono stato educato a credere che il mestiere di architetto fosse una vocazione, si, vocazione come quella del frate e del prete. Sono stato educato a credere che l’architettura fosse l’arte piu’ completa, quella forma che fa da ponte tra l’uomo e la natura, la terra ed il cielo, le divinita’ ed i mortali.
Ho creduto, e credo tutt’ora, che fare architettura sia fare poesia sulla terra e con la terra; che l’architettura abbia il compito di darci l’emozione della materia, dello spazio, della luce, dell’acqua. Penso che l’edilizia contemporanea, che oggi va per la maggiore, esalti le forme perverse e semplicistiche rispecchiando un’umanita’ nevrotica ed autogratificante che vuol fare tabula rasa di 5000 anni (o piu’) di storia.
L’uomo moderno si sente al centro dell’universo e la sua arroganza e vanita’ esige costruzioni che sono in realta’ dei grandi specchi: l’uomo di potere e l’uomo nevrotico si riconosce inconsciamente solamente negli stili high tech, sensazionalista e decostruttivista. Bisogna essere ciechi o dormienti per non vederlo: siamo una civilta’ materialista delle forme perverse istituzionalizzate. E’ un disastro nel vero senso della parola: le forme del costruito contemporaneo si sono dissociate dagli astri.
Il paradosso piu’ evidente e, allo stesso tempo, deprimente e’ rappresentato dagli edifici religiosi che sono autogratificazioni sensazionalistiche in cemento armato, non piu’ spazi per Dio ma per l’uomo.
Non e’ questione di giusto o sbagliato, ma di prenderne coscienza per poi fare delle scelte che esprimano certi valori anziche’ altri.
L’architetto contemporaneo ha la fortuna della liberta’ di scelta di cui e’ responsabile.
Ci si dovrebbe interrogare: l’architettura e’ espressione di un pensiero che va in profondita’ oppure e’ un adeguarsi a-critico? Interrogarsi non vuol dire remare contro l’evoluzione ed il progresso; tutt’altro, interrogarsi seriamente puo’ portare un contributo per sensibilizzare l’uomo ad una evoluzione non solamente tecnologica e materialista, ma ad una evoluzione totale; vale a dire di pari passo materiale e spirituale, moderna ed arcaica, antropologica ed ecologica.
(in ARKITEKTON n. 14, September 2004)
L'altra sera sono stato alla Fondazione Sandretto Rebaudengo, che è una delle architetture meglio riuscite a Torino, con la sua semplicità quasi imbarazzante che nasconde un uso sapiente dei materiali e degli spazi. Molto belli gli interni, il bar, ma anche gli esterni finiti in pietra leccese e il cedro, usato per gli elementi lignei...insomma un piccolo gioiello immerso in una zona di torino che è in pieno sviluppo.
In questo paesaggio sublime mi sveglio bruscamente non appena giro intorno alla grande vela che conduce all'ingresso e scopro con mio grande stupore e con un pelo di rabbia, un orrendo dehor, che dovrebbe essere l'ideale prosecuzione di quello interno.
Lo vedete nella foto, mi chiedo io come fa la signora proprietaria della omonima fondazione ad aver accettato un simile non sense?
Vorrei capirlo.
Un dehor così non lo regalano, per comprare un dehor così insulso e mettere tutti quegli orrendi vasetti appesi, si sarenno spesi un bel pò di migliaia di euro!!!!
Non evrebbe avuto più senso (e questo è un suggerimento) fare una specie di concorso tra giovani architetti e designer, per fare un dehor, imponendo magari un budget e magari ripetere la cosa di anno in anno partendo da una struttura di base? Secondo me qualunque proposta sarebbe stata più bella di quella esistente.
IO NO!
di Claudio Silvestrin
DISASTRO
Sono stato educato a credere che il mestiere di architetto fosse una vocazione, si, vocazione come quella del frate e del prete. Sono stato educato a credere che l’architettura fosse l’arte piu’ completa, quella forma che fa da ponte tra l’uomo e la natura, la terra ed il cielo, le divinita’ ed i mortali.
Ho creduto, e credo tutt’ora, che fare architettura sia fare poesia sulla terra e con la terra; che l’architettura abbia il compito di darci l’emozione della materia, dello spazio, della luce, dell’acqua. Penso che l’edilizia contemporanea, che oggi va per la maggiore, esalti le forme perverse e semplicistiche rispecchiando un’umanita’ nevrotica ed autogratificante che vuol fare tabula rasa di 5000 anni (o piu’) di storia.
L’uomo moderno si sente al centro dell’universo e la sua arroganza e vanita’ esige costruzioni che sono in realta’ dei grandi specchi: l’uomo di potere e l’uomo nevrotico si riconosce inconsciamente solamente negli stili high tech, sensazionalista e decostruttivista. Bisogna essere ciechi o dormienti per non vederlo: siamo una civilta’ materialista delle forme perverse istituzionalizzate. E’ un disastro nel vero senso della parola: le forme del costruito contemporaneo si sono dissociate dagli astri.
Il paradosso piu’ evidente e, allo stesso tempo, deprimente e’ rappresentato dagli edifici religiosi che sono autogratificazioni sensazionalistiche in cemento armato, non piu’ spazi per Dio ma per l’uomo.
Non e’ questione di giusto o sbagliato, ma di prenderne coscienza per poi fare delle scelte che esprimano certi valori anziche’ altri.
L’architetto contemporaneo ha la fortuna della liberta’ di scelta di cui e’ responsabile.
Ci si dovrebbe interrogare: l’architettura e’ espressione di un pensiero che va in profondita’ oppure e’ un adeguarsi a-critico? Interrogarsi non vuol dire remare contro l’evoluzione ed il progresso; tutt’altro, interrogarsi seriamente puo’ portare un contributo per sensibilizzare l’uomo ad una evoluzione non solamente tecnologica e materialista, ma ad una evoluzione totale; vale a dire di pari passo materiale e spirituale, moderna ed arcaica, antropologica ed ecologica.
(in ARKITEKTON n. 14, September 2004)
20 settembre 2006
eclissi | 1920 - 2006
Ieri è morto Vico Magistretti, uno degli ultimi grandi designer italiani, i vecchi che hanno inventato il design in Italia.
Erano altri tempi i loro, tempi nei quali c'era tutto da creare e le aziende erano affamate di idee, era il dopoguerra e da qui a poco sarebbe anche comparso un nuovo strabigliante materiale: la plastica che avrebbe rivoluzionato il modo di pensare l'oggetto di uso comune.
Questi giovani designer Italiani, hanno saputo cogliere l'occasione e creare un movimento che mai si sarebbe più ripetuto in italia e che ancora oggi si ricorda universalmente con gli innumerevoli oggetti di design esposti nei più importanti musei mondiali.
Altri tempi dicevo, ora la tendenza si è invertita, sono cresciute a dismisura le idee (giovani designer ormai in italia non si contano più sulle dita di una mano) e le aziende forse le stesse, forse meno, di sicuro più internazionali, più globali e meno attente alla genialità dell'idea ma più al business. Allora ecco arrivare flotte di nomi più o meno tropicali quali Karim Rashid, Ora Ito, Philippe Starck, che riempono le riviste con le loro strampalate idee e filosofeggiano su mondi e design per tutti, mentre i nostri designer italiani, forse validi, forse no, vengono messi in disparte e fatti invecchiare, nella speranza che qualche loro oggetto venga messo in produzione.
Un giorno, vicino o lontano, finirà la moda dei nomi esotici come sono finite altre mode e l'Italia si ritroverà impoverita e sguarnita di giovani menti capaci di continuare, quella tradizione risalente agli anni 50....ma questa è un'altra storia.
Vero aziende italiane?
16 settembre 2006
sorridi che il mondo ti sorride...
volevo fare 2 brevi parole (speriamo!) sull'esperienza vissuta in California ed in particolare a Los Angeles e il suo stile di vita californiano....Beh è proprio il caso di dirlo a Los Angeles già dal mattino la città e i suoi abitanti ti danno un benvenuto fantastico pieno di grandi sorrisi e di "how are you?" e cose simili.....vai a fare colazione e i baristi ti accolgono come se fossi il più grande consumatore di pancake di tutta la california, vai in giro e tutti ti sorridono e ti salutano, ti vedono con la mappa della città in mano e ti chiedono premurosi se hai bisogno di aiuto, entri in un negozio, anche il più lussuoso e la direttrice del personale si occupa di te come se fossi un miliardario, ti da mille informazioni su mille cose, vai a pranzo in un ristorante e se c'è da aspettare ti chiedono il nome in maniera che quando sarà libero il tuo tavolo (solitamente dopo pochissimi minuti) ti chiamano amichevolmente con il tuo nome proprio.
Poi a volte (molto spesso) al ristorante o in un altro locale, ti capita di conoscere gente e questa gente ti tiene compagnia durante la serata come e meglio a volte di una persona che conosci da sempre! Una volta è anche capitato che ci pagassero la cena!
E poi ancora, un pullulare di persone atletiche che hanno cura di se e quindi rispetto per gli altri, gente che corre, che va in bici, sullo skate, sul surf, che gioca a basket, insomma respiri sport da ogni parte e la cosa più bella è che ti vien voglia di fare sport!!!!!!
E' bellissimo, perchè è contagioso, il sorriso è contagioso, la generosità pure, si viene contagiati da questa allegria, da questo altruismo, dalla voglia di fare qualcosa per il nostro fisico ormai sempre più decadente, di fare 2 chiacchiere con lo sconosciuto, di prendere la bici ed andare a farti un giro, di uscire in una bella giornata di sole, di goderti quello che ti circonda invece di lamentarti tanto, di essere più gentile e di sorridere, sorridere, sorridere!!!!!
Sono convinto che si possa importare questo spirito anche qui, in questa strana Torino, ci hanno provato le olimpiadi, sta solo a noi continuare, sorridi! che il mondo ti sorride!!!!!!
Poi a volte (molto spesso) al ristorante o in un altro locale, ti capita di conoscere gente e questa gente ti tiene compagnia durante la serata come e meglio a volte di una persona che conosci da sempre! Una volta è anche capitato che ci pagassero la cena!
E poi ancora, un pullulare di persone atletiche che hanno cura di se e quindi rispetto per gli altri, gente che corre, che va in bici, sullo skate, sul surf, che gioca a basket, insomma respiri sport da ogni parte e la cosa più bella è che ti vien voglia di fare sport!!!!!!
E' bellissimo, perchè è contagioso, il sorriso è contagioso, la generosità pure, si viene contagiati da questa allegria, da questo altruismo, dalla voglia di fare qualcosa per il nostro fisico ormai sempre più decadente, di fare 2 chiacchiere con lo sconosciuto, di prendere la bici ed andare a farti un giro, di uscire in una bella giornata di sole, di goderti quello che ti circonda invece di lamentarti tanto, di essere più gentile e di sorridere, sorridere, sorridere!!!!!
Sono convinto che si possa importare questo spirito anche qui, in questa strana Torino, ci hanno provato le olimpiadi, sta solo a noi continuare, sorridi! che il mondo ti sorride!!!!!!
14 settembre 2006
una votazione per l'architettura
ieri sera sono andato a votare i tre progetti finalisti del concorso di idee per la sistemazione di tre piazze della città di Torino, in particolar modo il piazzale Valdo Fusi.
Ero contento di andare a votare un'architettura per la città per una volta una votazione democratica, una votazione nella quale gli abitanti votano per realizzare qualcosa di bello nella città.....Ma appena entro e vedo i tre progetti, mi prende lo sconforto!
3 progettisti di fama internazionale hanno affrontato il tema in modo deludente, un'architetto ha disegnato delle belle forme sinuose, ma in maniera aprossimativa, in quanto credo che sia impossibile realizzarla com'è stata disegnata.
Il secondo progetto era interessante, ma poco coraggioso e soprattutto rappresentato in maniera pessima (gli alberi nella pianta sembrano un edificio).
L'ultimo progetto non è degno neppure di una nota. Giudicate voi se si può parlare di architettura.....
Ero contento di andare a votare un'architettura per la città per una volta una votazione democratica, una votazione nella quale gli abitanti votano per realizzare qualcosa di bello nella città.....Ma appena entro e vedo i tre progetti, mi prende lo sconforto!
3 progettisti di fama internazionale hanno affrontato il tema in modo deludente, un'architetto ha disegnato delle belle forme sinuose, ma in maniera aprossimativa, in quanto credo che sia impossibile realizzarla com'è stata disegnata.
Il secondo progetto era interessante, ma poco coraggioso e soprattutto rappresentato in maniera pessima (gli alberi nella pianta sembrano un edificio).
L'ultimo progetto non è degno neppure di una nota. Giudicate voi se si può parlare di architettura.....
13 settembre 2006
come mai questo blog
E' sempre difficile iniziare a scrivere un blog, potrei iniziare facendo lo snob e dicendo che conosco i blog da sempre ma che non ho voluto mai farne uno perchè fa ancora più snob, o potrei dire che non avevo niente di cui parlare o magari che non come farlo o altre cose simili, ma in realtà fin dal lontano 2000 impazzivo dalla voglia di aprire un blog ma la vera verità è che sono un gran pigro!!!
Un pò come iscriversi in palestra o decidere di fare uno sport non si può iscriversi e poi non andare più.
Ma questa volta voglio farcela, lo metto nei buoni propositi di quest'anno.
Quindi a presto con il mio nuovo post.
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