Sono rimasto affascinato da Patricia Urquiola, sia come donna (secondo me molto affascinante) sia professionalmente. Ha raccontato in una maniera assolutamente naturale e spontanea il suo lavoro, il suo approcio alla creatività ed anche un pò la sua vita.
Ha sottolineato quanto nel suo lavoro sia stato importante sia aver incontrato le persone giuste (De Padova, Castiglioni e Magistretti) ma quanto sia altrettanto importante aver saputo lottare per le cose nelle quali credeva. Quanto sia una persona testarda e cocciuta e sappia selezionare i clienti.
Ha detto che bisogna avere la sensibilità di capire se un cliente può fare certe cose con te o no e nel caso contrario è inutile insistere, ma nel caso invece che ti faccia capire che c'è anche solo una possibilità, beh allora diceva che avrebbe fatto di tutto per poter realizzare la sua idea esattamente come l'aveva pensata.
Raccontava della realizzazione della lampada Caboche per Foscarini, il brief del cliente era quello di realizzare una lampada di vetro, lei un giorno in un mercatino dell'usato aveva trovato un bracciale molto kitsch con delle perle finte disposte su più file e fissate tra di loro da un elastico.
Disse al cliente: ma se io vi faccio una lampada di plastica che sembra una lampada fatta di vetro?
Il cliente le rispose, va bene ma non voglio assolutamente che sembri una lampada di plastica! allora la Urquiola fece vedere il bracciale dicendo che voleva fare una lampada così! E nacque così la Caboche.
Un giorno dopo averla realizzata la Urquiola ebbe una visita di amici a casa sua, uno di questi disse vedendo la Caboche appesa al soffitto: Patricia che bella lampada che hai, è in vetro? Aveva fatto centro.
Ecco questo vuol dire insistere, lottare per le proprie idee fare il possibile per realizzarle.
